Uno degli aspetti che è emerso nell’ultimo incontro di SOD 14 sul tema degli Open Data è la necessità di “engagement”, che vuol dire coinvolgere il pubblico esterno – cittadini/imprese e PA: da un lato per far capire cosa sono gli Open Data e come si possono utilizzare, e dall’altro lato – soprattutto riguardo alle Amministrazioni più piccole – per iniziare il processo di pubblicazione di dati in formato aperto.
In questo contesto, l’ “engagement” si può misurare per esempio dall’utilizzo degli Open Data che viene fatto, ma probabilmente non si è ancora in grado di fare valutazioni precise in proposito, se non il numero di download registrato nella piattaforma di pubblicazione.
Invece, dal punto di vista delle Amministrazioni, l’ “engagement” di un territorio si può più facilmente misurare, ad esempio, con il numero di Enti che pubblicano i propri dati sul portale regionale, oppure anche con il numero di Direzioni che forniscono dati aperti, nell’ambito della stessa organizzazione.
Nel secondo caso l’indicatore valuta la condivisione interna all’ente nel processo di pubblicazione dei dati; nel primo caso, invece, si valuta il coinvolgimento degli enti del territorio.
Il presupposto è che oggi è sempre più importante “fare rete” per realizzare processi di innovazione digitale, e nel contesto degli Open Data il ruolo di coordinamento è nei fatti lasciato alle Regioni, nell’ambito delle rispettive Agende Digitali.
Il tema dell’ “engagement” è anche al centro del concorso appena aperto dall’associazione Open Government Partnership, che vuole far emergere le migliori esperienze a livello mondiale di governi aperti alla partecipazione e controllo dei cittadini. Visto che OGP è una partnership multi-stakeholder che include sia i governi e sia le organizzazioni della società civile, i paesi partecipanti sono tenuti a consultare i propri partner nel nominare il migliore iniziativa, e sono fortemente incoraggiati a presentare una domanda congiunta per partecipare al premio.
Tanto per chiarire il contesto, nel sito del concorso il Citizen Engagement viene definito come
“Il meccanismo con cui i cittadini partecipano e influenzano la progettazione e l’attuazione delle politiche e dei servizi pubblici, con l’obiettivo finale di rendere il governo più aperto, sensibile e responsabile alle loro esigenze.”
Ovviamente l’engagement è direttamente proporzionale alla tipologia e qualità dei dati pubblicati e va oltre il concetto di quantità; il tema dei “dati sexy” è estremamente attuale, perchè è evidente che se il dato pubblicato è “interessante” è più facile comunicarlo al pubblico, e ci saranno più possibilità di utilizzo, anche di tipo imprenditoriale.
In occasione dell’Open Data Day 2014 è stata fatta un’indagine a cura dell’Istituto Piepoli, da cui è risultato che i dati che le persone si aspettano maggiormente di trovare in rete riguardano questi ambiti:
Un aspetto importante sul tema degli Open Data, in una prima fase, è stato quello dell’elaborazione di Linee Guida, che riguardano profili tecnici, giuridici e organizzativi; tra i tanti esempi, riporto quelle delle Regioni Emilia Romagna, Lombardia, Toscana, Trentino.
Partendo da ciò, il ruolo delle Regioni è fondamentale, perchè si possono porre come punto di raccordo presso gli enti del territorio, mettendo a disposizione risorse tecnologiche (come ad esempio l’utilizzo dei portali per la pubblicazione dei dati), oltre che di coordinamento e iniziative di carattere formativo.
La Lombardia, in particolare, è andata oltre nel percorso, pubblicando un recentissimo documento con cui sono stati identificate alcune tipologie di dataset che possono essere oggetto di pubblicazione da parte delle Amministrazioni locali, e che vanno dai dati territoriali, ai dati economici fino ai dati relativi alla Trasparenza (previsti dal D. Lgs. 33/2013).
Il documento rimarrà a disposizione fino al 31 maggio, e i diretti interessati (amministrazioni ma anche sw-house che con esse lavorano) potranno esprimere valutazioni e proposte; trascorso questo periodo, il documento sarà formalizzato, ma l’idea è che resti comunque un documento “aperto”, che dia spunto per la generazione costante di nuovi tracciati record standard condivisi e alla individuazione di nuovi dati pubblicabili.
Perchè questo documento costituisce un esempio virtuoso?
L’apprezzamento è motivato da alcune considerazioni:
- Chi possiede i dati?
le PA di ogni ordine e grado, quindi non solo le PA centrali o i grandi Comuni, ma anche quelli medi e i piccoli;
- Perchè sono così pochi i dati aperti pubblicati (sul totale delle PA e sul totale dei dati che possiedono)?
in alcuni casi per disinteresse, in moltissimi casi perchè banalmente non si sa come fare, e le risorse a disposizione – soprattutto delle Amministrazioni più piccole – sono sempre meno (per non dire nulle).
Proprio a questo proposito, sul portale Dati.gov sono disponibili alcuni dati sulla pubblicazione di Open Data a livello nazionale; ad esempio, sono state censite 102 Amministrazioni, così composte:
Una breve riflessione: i Comuni italiani sono circa 8.100, e solo 38 hanno pubblicato dati in formato aperto… e gli altri?
Ecco perchè queste linee guida sono utilissime, e invito chiunque ne abbia voglia a collaborare e a proporre modifiche o integrazioni per migliorare e approfondire il documento, iscrivendosi al forum a questo link.
Anzi, vado oltre e mi auguro che siano utilizzate come spunto anche da altre realtà: perchè danno qualche indicazione su come iniziare il lungo percorso degli Open Data, partendo da un numero minimo di dataset, per poi migliorare mano a mano che si prosegue nel cammino, per arrivare – perchè no – anche ai formati più complessi.